In un mercato globale sempre più competitivo e regolamentato, la scelta dei fornitori è cruciale non solo per la qualità dei prodotti e servizi, ma anche per il rispetto delle normative e dei valori etici aziendali. La conformità dei fornitori al Modello 231 e ad altri adempimenti non è più un’opzione, ma una necessità per proteggere le aziende da rischi legali e reputazionali.
Il Decreto Legislativo 231/2001 introduce in Italia la responsabilità amministrativa delle imprese per reati commessi da soggetti interni o esterni che agiscono nell’interesse o a vantaggio dell’azienda. Tra i reati previsti rientrano: frodi, corruzione, sfruttamento del lavoro e violazioni ambientali ecc.
Se un fornitore è coinvolto in attività illecite, il rischio può ricadere sull’azienda committente, soprattutto se questa non ha adottato controlli adeguati sulla filiera. Il Modello 231 rappresenta uno strumento fondamentale per prevenire tali rischi, non solo internamente, ma anche esternamente, richiedendo che i fornitori si dotino di protocolli simili.
Nel gennaio 2024, Alviero Martini S.p.A., storica azienda di moda italiana, è stata sottoposta ad amministrazione giudiziaria dal Tribunale di Milano. Le accuse riguardavano presunte irregolarità nella filiera produttiva, in particolare l’incapacità di controllare fenomeni di sfruttamento lavorativo da parte di fornitori terzi. Sebbene l’azienda non fosse direttamente coinvolta, la mancanza di un sistema strutturato per monitorare i partner ha esposto Alviero Martini a:
Per uscire dalla crisi, Alviero Martini ha implementato procedure rigorose per il controllo della filiera e per garantire la conformità dei fornitori.
Grazie a queste misure, il Tribunale di Milano ha revocato anticipatamente l’amministrazione giudiziaria nell’ottobre 2024, riconoscendo l’impegno concreto dell’azienda.
La responsabilità amministrativa prevista dal Decreto 231 non si ferma ai confini dell’azienda. Se un fornitore commette un reato che avvantaggia l’impresa, quest’ultima può essere coinvolta in procedimenti penali e subire sanzioni economiche e reputazionali.
Un fornitore privo di adeguati protocolli rappresenta un rischio costante per l’azienda committente.
Le aziende operano in un contesto in cui la trasparenza è fondamentale. Scandali legati a fornitori non conformi possono distruggere anni di lavoro nel costruire un brand forte. Garantire, tra gli altri adempimenti, in particolar modo, che i propri partner rispettino il Modello 231 è una salvaguardia per la reputazione aziendale.
Bandi pubblici, gare d’appalto e collaborazioni con grandi partner richiedono sempre più spesso che l’intera filiera sia conforme alle normative. La mancata adozione del Modello 231 da parte dei fornitori potrebbe, in concreto, precludere l’accesso a importanti opportunità di crescita.
La sostenibilità non è solo una questione ambientale, ma anche sociale ed etica. L’adozione del Modello 231 da parte dei fornitori garantisce che siano rispettati valori come la tutela dei lavoratori e il rispetto delle normative locali, contribuendo a una filiera responsabile.
La fase di selezione è cruciale. Le aziende dovrebbero valutare non solo la qualità dei prodotti o servizi, ma anche l’adozione di strumenti di compliance come il Modello 231, certificazioni ambientali e protocolli sociali.
Inserire nei contratti con i fornitori clausole che richiedano, oltre ad altre certificazioni, anche e soprattutto l’adozione del Modello 231 permette di vincolare i partner alla conformità. È utile prevedere anche penali in caso di violazione.
Non basta scegliere fornitori conformi: è necessario monitorare regolarmente le loro attività. Questo può essere fatto attraverso:
Il Modello 231 non è solo uno strumento di compliance interna, ma una chiave per costruire una filiera produttiva sicura e responsabile. Assicurarsi che i fornitori adottino protocolli di conformità è essenziale per prevenire rischi legali, proteggere la reputazione aziendale e accedere a nuove opportunità di business.
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